Mentre questo G7 doveva essere quello della "lotta contro la disuguaglianza", dobbiamo invece constatare come il tema della fame sia stato totalmente oscurato nei negoziati di Biarritz. Tuttavia, la fame rimane una delle prime disuguaglianze globali con il 10% della popolazione mondiale che soffre ancora di fame, l'equivalente della popolazione di tutti i paesi del G7 messi insieme.
Ogni giorno da 4 anni, Ibrahim Sangare percorre centinaia di chilometri in sella alla sua moto per raggiungere i villaggi di difficile accesso nella regione del Kita, in Mali. Il suo compito è supervisionare gli Operatori Sanitari di Comunità che sono stati formati da Azione contro la Fame per individuare e curare la malnutrizione acuta all'interno di queste comunità remote.
A seguito della diffusione a Ginevra di un rapporto speciale delI’IPCC, il Comitato Scientifico dell’ONU sul Clima, su “Cambiamento climatico e Territorio”, Azione contro la Fame esprime la necessità imperativa di limitare l’impatto che l'uso del suolo per l'agricoltura ha sui cambiamenti climatici, per combattere in modo sostenibile l'insicurezza alimentare. Per questo Azione contro la Fame insiste sull'urgenza di un cambiamento in profondità delle politiche agricole, da operare su scala globale.
Un'innovazione per sconfiggere la fame nel mondo: dalla ricerca costante di Azione contro la Fame è nata SAM PHOTO DIAGNOSIS, un’app per smartphone che diagnostica la malnutrizione infantile con una semplice foto. Diagnosi veloci, semplici e affidabili che possono essere realizzate in qualsiasi parte del mondo: la chiave per poter accedere tempestivamente ai trattamenti necessari in grado di salvare la vita di un bambino.
Shetara è riuscita ad allattare un bambino che ha adottato, 7 anni dopo la sua ultima gravidanza. Il nostro programma di rilattazione consente alle donne di poter allattare di nuovo anche quando non sono in gravidanza o non sono in gravidanza da diversi anni per combattere la fame.
Quando scoppiò la guerra in Sud Sudan, Nyalat e Nyahok furono tra le milioni di persone costrette a fuggire dalle loro case. Camminarono mano nella mano con i loro figli e attraversarono il confine con l'Etiopia per cercare rifugio nella regione del Gambella. Lì erano al sicuro, ma le due donne caddero in una profonda depressione a causa della morte dei loro mariti.
Oggi ognuno dei 68,5 milioni di sfollati nel mondo trascorre in media 17 anni in campi o presso comunitĂ ospitanti, e questo principalmente a causa dell'incertezza che caratterizza conflitti come quelli del Sud Sudan, dell'Afghanistan o della Siria.
Un progetto pilota in Niger riesce a recuperare il terreno attraverso la permanenza notturna degli animali. Questo approccio, noto come gestione olistica, potrebbe essere la chiave per combattere la desertificazione nel Sahel, una regione sempre piĂą colpita dalle crisi climatiche e dove 11 milioni di persone sono attualmente a rischio di insicurezza alimentare.