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COVID-19: a rischio i bambini affamati a causa del lockdown

10 Aprile 2020
  • L’organizzazione, esperta in tematiche legate alla nutrizione, lancia l’allarme: “Alcune comunità hanno più paura della fame che di Covid-19”

  • L’organizzazione chiede ai Governi del mondo di fare di più: la malnutrizione rappresenta già quasi la metà di tutti i decessi di bambini al di sotto dei cinque anni, a livello globale. Nel 2018, 47 milioni di bambini soffrivano di malnutrizione

“Le restrizioni globali promosse come misure di contenimento in risposta alla diffusione di Covid-19, rischiano di costare la vita a milioni di bambini che stanno già vivendo crisi alimentari a causa della povertà, dei cambiamenti climatici e dei conflitti”.

È l’allarme lanciato da Simone Garroni, direttore generale di Azione contro la Fame Italia. Con genitori non più in grado di lavorare e con forme di assistenza sociale scarse o nulle su cui ripiegare, Azione contro la Fame teme che i più piccoli possano essere messi a rischio a dai provvedimenti stabiliti dalle autorità locali. “Il rimedio – prosegue Garroni – diventa, in questo modo, pericoloso quanto la malattia e gli effetti della fame potrebbero causare più vittime del virus stesso”

Come già annunciato da Nazioni Unite e WTO è probabile che la pandemia di COVID-19 possa scatenare una crisi alimentare globale. Per questa ragione, l’organizzazione ritiene che gli approcci legati al contenimento dell’epidemia in contesti socioeconomici in cui la sicurezza alimentare non costituisce un problema non rappresentino una risposta da considerare come universale.

“La strategia di contenimento totale, sostenuta di Paesi sviluppati, non è adatta alle economie fragili o colpite da calamità”, continua Simone Garroni. “Faccio un esempio: in alcune aree, come il Pakistan, dove è iniziata la raccolta del grano, i nostri team ci raccontano che i lavoratori non hanno altra scelta che recarsi nei campi per lavorare. Per questa ragione, è necessario sostenere queste popolazioni e le loro attività, preservandole, al tempo stesso, dal contagio”. 

È, pertanto, necessario sensibilizzare le persone più esposte alle norme igieniche e adottare misure tese a organizzare lo stoccaggio e il trasporto sicuro dei prodotti. Nei centri urbani è, inoltre, urgente sostenere i più vulnerabili attraverso la distribuzione di prodotti alimentari, i trasferimenti di denaro e il rafforzamento dei sistemi di protezione sociale. Attività promosse da Azione contro la fame nei Paesi in cui è impegnata. 

Secondo l’ultimo Rapporto sullo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo, i livelli legati alla diffusione della fame sono aumentati, lo scorso anno, per il terzo anno consecutivo. Oggi 820 milioni di persone non hanno abbastanza cibo e in molti stanno affrontando, in questo preciso istante, delle forme di restrizione. 

L’Africa è il continente con la più alta prevalenza di denutrizione, pari al 20%; in Africa orientale, la percentuale si attesta al 31%. Nonostante ciò, oltre due terzi degli Stati africani hanno imposto restrizioni alla circolazione, mentre misure simili sono in atto in altri Paesi dove vige una situazione di insicurezza alimentare estremamente elevata, come Haiti e Afghanistan.

“Le restrizioni ai movimenti sono un elemento chiave per contenere la diffusione della malattia – dichiara Garroni – ma non possiamo ignorare il fatto che imporre ai genitori di stare a casa significhi anche non consentire a milioni di persone di provvedere alle proprie famiglie. D’altra parte, lavoriamo in oltre 40 Paesi in tutto il mondo e, ogni giorno, ci viene posta la stessa domanda: come farò a sfamare i miei figli? Per di più, in molti contesti in cui lavoriamo, ci troviamo ad affrontare gli effetti della sospensione o della limitazione delle consegne di cibo salvavita, acqua e medicine. Queste comunità hanno più paura della fame che di Covid-19”.

La malnutrizione, del resto, rappresenta già quasi la metà di tutti i decessi di bambini sotto i 5 anni, a livello globale. Nel 2018, 47 milioni di bambini soffrivano di malnutrizione, 17 milioni dei quali con la forma più grave.

Nel tentativo di combattere Covid-19, alcuni Paesi potrebbero inavvertitamente condannare migliaia, se non milioni, di bambini a una morte prematura – conclude Garroni –. Abbiamo, dunque, bisogno che i Governi del mondo capiscano la portata di questa sfida e collaborino con le ONG per garantire che le risposte non compromettano gli sforzi umanitari esistenti. Se le famiglie devono rimanere in casa per sconfiggere Covid-19, devono anche essere promosse, allo stesso tempo, misure umanitarie per garantire la loro sicurezza alimentare”.

Accanto alle attività svolte sul versante della lotta alla malnutrizione, Azione contro la fame ha attuato un piano strutturato di risposta, utile per far fronte alla diffusione di Covid-19 nei Paesi in cui opera. Ecco alcuni esempi.  

Somalia

A Mogadiscio, più di 70 membri del personale di Azione contro la Fame sono stati disposti a sostegno del Governo per il trasferimento di competenze critiche nella pianificazione della risposta alle emergenze e alle malattie. Azione contro la Fame ha fornito due veicoli al Ministero della Salute per le operazioni COVID-19 ed è impegnata a supportare, con 33 membri del personale, inclusi medici e infermieri, le strutture utili per effettuare le quarantene

Bangladesh 

A Cox’s Bazar  è in corso una delle più grandi operazioni umanitarie, con un dispiegamento di 1.200 operatori e 1.300 volontari. Azione contro la Fame sta collaborando con il Governo per la fornitura di kit di igiene, l’installazione di strutture utili per il lavaggio delle mani, l’adeguamento delle infrastrutture sanitarie locali e la creazione di spazi di quarantena e di emergenza. 

Etiopia

L’organizzazione sostiene e assiste, direttamente, sei ospedali, 92 cliniche e 429 punti sanitari in cinque regioni. Attualmente si sta occupando della fornitura di attrezzature mediche lavorando con il suo team per garantire una risposta rapida di fronte a un eventuale focolaio. 

Giordania 

Azione contro la Fame si occupa dei rifugiati siriani attraverso la distribuzione di prodotti per la pulizia, di kit igienici e promuovendo interventi WASH (water, sanitation, hygiene). 

Colombia 

L’organizzazione sta fornendo alle famiglie sistemi di trattamento e stoccaggio dell’acqua, nonché kit di prevenzione. Ha, inoltre, installato sistemi idrici all’interno dei rifugi. Sta, infine, consegnando pacchi e coupon alimentari alle comunità vulnerabili. 

Siria

Azione contro la Fame sta intensificando le quantità di acqua distribuita alle famiglie. Nelle zone rurali di Aleppo, ha iniziato a distribuire kit igienici e lanciato campagne di sensibilizzazione sulla minaccia Covid-19. 

Haiti 

Qui l’organizzazione è il principale responsabile impegnato nell’eradicazione del colera e intende potenziale i programmi integrandoli con le attività utili per prevenire la diffusione di Covid-19.


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