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Camerun: attacchi dei gruppi armati, aumenta la malnutrizione

6 Febbraio 2020

Oltre 460.000 persone sono attualmente sfollate nel nord del Camerun, a causa delle violenze perpetrate dagli attacchi dei gruppi armati.

Saccheggi e devastazioni limitano alle persone più vulnerabili l’accesso alle strutture sanitarie. Con il peggioramento delle condizioni di sicurezza diventa sempre più difficile portare i programmi per la gestione dlela malnutrizione acuta grave.

 

Tra ottobre e dicembre gli attacchi sono aumentati del 72,5%, solo 140 negli ultimi due mesi, un trend senza precedenti a partire dal 2016. “In alcune aree – basti pensare a quelle intorno a Kolofata – oltre l’80% della popolazione trascorre la notte lontano dalle proprie case, per paura degli attacchi, e rientra solo durante il giorno, per occuparsi dei campi. Ma non solo. Sono molte altre le conseguenze: il saccheggio delle strutture sanitarie e delle scuole, la limitazione dell’accesso a queste strutture per le persone più vulnerabili, come i malati, le donne in gravidanza e i bambini di età inferiore ai 5 anni, denunciano Simone Garroni, direttore generale di Azione contro la Fame, e Aurélie Carmeille, country director dell’organizzazione in Camerun.

Il peggioramento delle condizioni di sicurezza sta generando anche un deterioramento della situazione nutrizionale in alcune aree frontaliere, oltre che l’aumento di zone non sufficientemente raggiunte da programmi utili per la gestione della malnutrizione acuta grave, ovvero la forma più pericolosa di malnutrizione.

Malaouza, capo del villaggio, residente nel campo degli sfollati di Goji Goji. “Sono passati tre mesi da quando siamo andati via dal nostro villaggio di Gambouldi. Solo 166 persone mi hanno accompagnato, una parte del villaggio è rimasta lì. Il villaggio è vicino al confine nigeriano, ogni notte Boko Haram veniva a rubare le nostre cose e uccidere il nostro popolo, ecco perché siamo stati costretti a trovare rifugio qui a Goji Goji. Il capo del campo ci ha accolto e grazie ad Azione contro la Fame abbiamo ricevuto kit per l’acqua e un riparo. Ora si tratta di trovare cibo. Abbiamo lasciato i nostri attrezzi agricoli al villaggio, non abbiamo nulla qui. Per fortuna abbiamo anche ricevuto teloni per coprire i nostri rifugi perché sta iniziando la stagione delle piogge. Abbiamo alzato i nostri letti. Per sopravvivere, alcune persone raccolgono legna dalla boscaglia per venderle nei mercati. Le donne raccolgono frutti selvatici, dobbiamo cucinarle per mangiarle. Il pozzo del villaggio è stato riparato da Azione contro la Fame ma è ancora molto lontano per noi, a 2,5 km, quindi usiamo le compresse di cloro ricevute nei kit per rendere potabile l’acqua del pozzo più vicino. Nella mia famiglia siamo in 26, con i miei figli e nipoti. Ci sono una decina di membri della mia famiglia rimasti nel villaggio ma non ne ho notizie.”

Questo peggioramento ha portato inevitabilmente all’aumento dei casi di malnutrizione grave: rispetto alla previsione di 4.700 casi per il periodo, al momento i nostri team si stanno occupando di oltre 7.300 bambini di età inferiore ai 5 anni affetti da malnutrizione grave e acuta. Il 64% in più del previsto. Inoltre, più di 230.000 persone stanno vivendo al momento in una condizione di insicurezza alimentare.

I nostri team si stanno occupando al momento di oltre 7.350 bambini di età inferiore ai 5 anni affetti da malnutrizione grave e acuta, ma non abbiamo più i mezzi per garantire una risposta adatta alle esigenze attuali.

Amsa Haousa ha 30 anni, 4 bambini, è la moglie di Malaouza, capo villaggio. “Siamo felici di avere un letto qui a Goji Goji, ma non c’è niente da mangiare. Abbiamo lasciato il nostro villaggio perché la situazione era molto pericolosa. Giorno e notte venivamo attaccati da gruppi armati, la situazione non era più gestibile. Arrivati a Goji Goji, il capo del distretto di Makiligai ci ha presto un po’ di terra e abbiamo piantato sorgo, fagioli, arachidi e foglie di sesamo, ma il raccolto non arriverà per altri quattro mesi. Nel frattempo, noi donne andiamo nella boscaglia a prendere legna e mandiamo i nostri figli a venderla al mercato”.

È necessario uno sforzo urgente da parte di tutti per sopperire a questa emergenza nella regione.

Azione contro la Fame è presente in Camerun dal 2014. Oltre agli interventi di emergenza per sfollati e rifugiati, l’organizzazione è impegnata a realizzare progetti a lungo termine volti a rafforzare i mezzi di sussistenza a beneficio della popolazione. Ogni anno, i nostri team aiutano quasi 300.000 persone in tutto il Paese.

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